Undici mesi fa, per chi c’era, il centrosinistra vinse alle comunali di Treviso espugnando la piazzaforte leghista con un lavoro di base e porta a porta da parte di decine di militanti e simpatizzanti ( Me ciamo fora in Piazza Borsa… Per tirarsi su di morale). Un evento di tale portata da suscitare l’attenzione del Guardian, de ‘la Repubblica’ e di molte altre testate nazionali, certo inseritosi in una ‘tempesta perfetta’ che ha visto la coalizione di centrodestra annichilita in tutti i capoluoghi di provincia italiani. Alcuni cambiamenti in questo primo anno ci sono stati: l’attivazione di un dormitorio notturno per i senza tetto, la nascita di uno ‘spazio donna’, l’avvio della raccolta porta a porta dei rifiuti urbani, l’avvio di un iter di modifica al PAT (piano di assetto del territorio), il limite di 30 km/h nel perimetro interno alle mura cittadine; con il nuovo bilancio dovrebbe aumentare l’orario di apertura delle biblioteche cittadine, dovrebbero aver luogo consistenti interventi per l’edilizia pubblica e diverse altre cose. A mio parere le cose stanno andando indiscutibilmente meglio, anche perché scontano la deterrima comparatio con un ventennio che ha ridotto centro storico e cintura urbana al lumicino sperperando occasioni probabilmente irripetibili per sviluppare in modo davvero efficace la città. Eppure a soli undici mesi di distanza la Lega Nord sta rialzando la testa qui e altrove, ancora una volta ‘grazie’ ai vuoti lasciati dal centrosinistra, bravissimo a occuparsi di unioni civili ma totalmente afasico sui grandi temi del presente, e, ancor peggio, incapace di compiere un’analisi di fase sulle caratteristiche della crisi, primo fra tutti l’euro e il modello economico liberista derivante dai vincoli comunitari, visto che, come noto, sposa acriticamente entrambi. Occorre dunque interrogarsi su questo fenomeno la cui spiegazione, a mio credere, è principalmente una: l’abbandono delle ragioni storiche e teoriche che fondano il DNA o, se volete, lo statuto politico, della sinistra. Queste ragioni sono il mutamento dei rapporti di forza nella società in favore delle classi subalterne nel frangente storicamente dato (quindi bisogna capire chi sono…premessa logica…) mediante un’azione collettiva attraverso la principale struttura cooperativa sovra individuale: la sfera pubblica in generale, lo Stato in particolare. Se questo è il ruolo della ‘sinistra’ anche ora che, come dice Bagnai, ‘Marx è morto, c’è la Cina e io non mi sento tanto bene’, il tema dell’intervento pubblico in economia dovrebbe trovare nella sinistra o, comunque, nel mondo progressista un ruolo strategico.Oggi le classi subalterne hanno un fondamento territoriale e quindi è ovvio e naturale che chi si proponga con uno slogan come “we want our country back”, rivogliamo indietro il nostro paese, come l’UKIP in Gran Bretagna, sbanchi. Purtroppo in fisica i vuoti non esistono.
Mi spiego meglio, nel contesto presente la sinistra dovrebbe occuparsi anzitutto di una cosa: il patrimonio pubblico. Non è un problema di ‘buon padre di famiglia’ è invece il tema dei temi perché, oggi, ciò che è sotto attacco è proprio la consistenza dei beni che sostanziano le strutture della convivenza civile, sedimentatisi e accumulatisi nel corso di secoli. Il problema, tuttavia, è che le rivendicazioni si svolgono ancora in maniera non scientifica cioè senza la comprensione profonda delle ragioni che le sorreggono. Mi spiego meglio: da Poveglia alle richieste di spazi per incontri, iniziative, nuove attività economiche etc… quasi sempre si ritiene che siano temi e problemi contingenti non parte di una complessiva risposta in reazione al corso reazionario in atto. Nell’intervento che trovate il parlamentare M5S riassume molto bene la vicenda del Comune di Venezia e delle (s)vendite che lo hanno attraversato negli ultimi anni: SAVE, immobili e ora il Casinò. Tutto nel nome dei ‘buchi’ nel bilancio di una città in cui entrano quotidianamente una quantità di denaro, attraverso il turismo, che non ha eguali. È evidente che si pone un problema di modello politico/economico. Giorgio Orsoni è stato, prima di diventare sindaco, un mio docente, con lui ho sostenuto il primo esame della mia carriera universitaria e, pur non trovandomi d’accordo con lui su un sacco di cose, credo sia uno degli insegnanti più preparati che ho trovato nel mio percorso, quindi la mia non vuol essere una critica alla persona, quanto piuttosto un’esemplificazione del fatto che se tu, sinistra, non capisci che siamo in una crisi di domanda è inutile che tu come risposta dia quella delle privatizzazioni e delle dismissioni, sia perché contraddice l’idea di società che si spera tu abbia, sia perché non ha neanche l’effetto del palliativo. C’è, da un lato, un problema di efficienza delle opzioni economiche, dall’altro un aspetto simbolico che comunica all’esterno chi sei, cosa vuoi e quale idea del mondo hai.
Alberto Leoncini
ps. se vi siete visti la passerella di Renzi alla Fincantieri- che è quella cosa che vedete nel video- ecco, sappiate che è un’orrenda impresa a partecipazione statale.