L’economia della passata al pomodoro

Non so se fra i lettori del blog ci sia qualche seguace di quella benemerita tradizione specialmente meridionale di preparare la passata di pomodoro per l’inverno e metterla via. Beh, in ogni caso credo sia il caso di porsi un piccolo interrogativo: perché quest’ultima non viene preparata in gennaio ma nella seconda parte dell’estate? Perché ci sono tanti pomodori, maturi al punto giusto e a poco prezzo adesso mentre a gennaio dovrebbero essere importati chissà da dove con costi probabilmente decupli. Questo banale dato ci palesa quello che è il comportamento di un operatore economico con i basilari canoni della razionalità: quando c’è molta offerta si compra, quando c’è molta domanda si vende. Ora, come i dati economici ci dimostrano abbiamo un gigantesco problema di domanda aggregata (alla cui distruzione un contributo non secondario è stato dato da Mario Monti e dalle sue politiche, come lui stesso ci ricorda: https://www.youtube.com/watch?v=LyAcSGuC5zc il tutto con buona pace degli 80 euro ) quindi vendere beni e partecipazioni pubbliche è semplicemente economicamente irrazionale. Corollario di questo principio è che invece bisognerebbe comprare o quantomeno gestire diversamente il portafoglio ancora in mano pubblica, contando e cercando di porre le basi per  una politica di dividendi già nel medio periodo. Cercando cioè di finanziare le spese pubbliche con entrate di natura commutativo/corrispettiva. Il tutto tenendo presente un paradosso: come dimostrano le polemiche di stampa degli ultimi giorni, la selva delle partecipazioni pubbliche parassitarie è viva e vegeta -l’ha detto Cottarelli!- quindi chi si illude che con le privatizzazioni vengano meno i ‘poltronifici’ semplicemente è un ingenuo. Altrettanto ingenuo è chi si convinca che con la fine delle partecipazioni pubbliche finisca la necessità di ripianare a piè di lista le magagne del capitalismo privato (cfr. ILVA http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/07/10/news/ilva-91194080/ ).

 Bagnai a questo proposito ha ricordato, ad abundantiam, che l’importazione di capitali sono debito estero (si, debito, avete capito bene! Ma tanto ce lo eravamo già detto…) http://goofynomics.blogspot.it/2014/08/renzi-valls-rajoy-riassunto-delle.html

Difatti ‘i cinesi’, cioè lo Stato cinese sta bellamente facendo shopping dalle nostre parti, oltre che in Grecia, per dirne una. Qui trovate una breve panoramica:

http://uk.reuters.com/article/2014/07/24/us-italy-china-idUKKBN0FT1H020140724

qui una sintesi per chi non ha simpatia/dimestichezza con l’inglese:

http://www.huffingtonpost.it/2014/08/05/cina-punta-3-miliardi-su-piazza-affari_n_5649932.html

Ricapitolando: noi dismettiamo l’industria di Stato per principio e finiamo sotto l’industria di Stato altrui. Mi sembra geniale, non c’è che dire. Eh, si, perché questi cinesi con il portafoglio a fisarmonica sono rappresentanti di istituzioni bancarie/finanziarie statali o parastatali. Con buona pace dei liberisti nostrani.

Non è esattamente il tema di questo blog, vorrei però segnalare l’uscita dell’edizione italiana de ‘Lo Stato innovatore’ (Laterza) sul sito trovate anche ampi riscontri del dibattito mediatico seguito all’uscita dell’edizione italiana… 

http://marianamazzucato.com/projects/the-entrepreneurial-state/lo-stato-innovatore/

 

Alberto Leoncini

Ps. Non so  se Scalfari (Eugenio) legga il giornale da lui fondato (‘la Repubblica’)… Perché ha recentemente ospitato un articolo pieno di minimale buon senso di Luciano Gallino… Come dire, ognuno si faccia i suoi conti…

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/08/19/quattro-anni-sprecati25.html

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2 risposte a L’economia della passata al pomodoro

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