La grande bruttezza: non ci sono soldi, non c’è alternativa

I trevigiani sapranno, per non aver sentito parlar d’altro diversi giorni, che ha aperto i battenti un grande store H&M a Palazzo Onigo, uno dei più bei palazzi del centro, giusto accanto al Teatro Comunale (comunale solo nel nome, visto che è di fatto targato Fondazione Cassamarca…). L’evento è stato salutato come una vera e propria mano santa in città; forse è il caso di inquadrare la vicenda in maniera un attimino più critica rispetto agli encomiastici  commenti fioccati nei giorni a ridosso e alle reazioni da estasi collettiva susseguite all’inaugurazione. A parte il fatto che le grandi catene siano notoriamente sotto i riflettori per pratiche, diciamo così, spregiudicate e disinvolte nelle catene di fornitura, fondino il proprio appeal sulla forza del marchio conquistata a suon di pubblicità e campagne marketing (che ovviamente vengono pagate dal consumatore finale ‘dentro’ il prezzo del prodotto…) ovviamente insostenibili per realtà medio/piccole. Ora, non voglio soffermarmi su questi aspetti al cui riguardo ciascuno si può tranquillamente documentare su internet, vorrei però svolgere qualche considerazione sull’opportunità, da parte della maggioranza politica di Treviso, di esprimere note di encomio alla nuova apertura assolutamente acritiche e sperticate di cui potete trovare di seguito una breve sintesi, ma se avete voglia di gironzolare un po’ su internet ne rinverrete molte altre.

Il motivo è tutto politico, perché di fatto ciò significa legittimare il modus operandi della precedente amministrazione (leghista) che diede corso all’operazione di vendita della porzione comunale di Palazzo Onigo. Ricostruiamo brevemente la vicenda:  il palazzo era oggettivamente in precarie condizioni di conservazione, chiuso da anni dopo aver ospitato le sedi delle associazioni civiche, quindi, sempre per l’adagio ‘non abbiamo i soldi per restaurare’, ‘non ci sono alternative’, ‘bisogna risanare il bilancio’, partì la prospettiva della vendita:

http://www.comune.treviso.it/delibere/delibereweb/B7FAF89693990A3BC12579560030AB38/$file/Relazione%20URB.pdf

http://www.oggitreviso.it/node/50077

Come ci siamo già detti in varie occasioni, tuttavia, ci troviamo nella più grave crisi di domanda della storia economica, quindi i beni, specie se pubblici, o non si vendono (come ci siamo già detti bisognerebbe comprarli…ma questa è un’altra storia https://chininodistato.wordpress.com/2014/08/28/leconomia-della-passata-al-pomodoro/ )o si lima al ribasso il prezzo. E così è stato, perché il Comune ha dovuto rivedere al ribasso la base d’asta.

http://www.comune.treviso.it/delibere/delibereweb/170CD90984574F48C1257AF30039B4DF/$file/gc007.13.pdf

http://www.oggitreviso.it/venduto-palazzo-onigo-futuro-%C3%A8-targato-hm-58388

E non parliamo di decine di euro, parliamo di una minusvalenza teorica di oltre mezzo milione di euro.  Il dato politico è il seguente: se anche si ammettesse che la vendita sia una scelta condivisibile, sono stati sottratti sotto forma di minore entrata oltre 500.000 euro ai cittadini trevigiani. Mi sembra ci sia poco da festeggiare. Certo, cosa fatta capo ha, ma un minimo più di stigmatizzazione, quando ormai persino Landini ha ripreso-alleluia- a parlare di ‘acciaio di Stato’, forse non sarebbe male.

http://www.repubblica.it/politica/2014/10/31/news/maurizio_landini_torni_l_acciaio_di_stato_cos_eviteremo_di_svendere_le_industrie_agli_stranieri-99441541/

È evidente, alla luce di quanto sopra, che si sarebbe resa necessaria non dico una stigmatizzazione, ma quantomeno una maggiore cautela rispetto a questa apertura in particolare.

Al di là della giusta riflessione, svolta dal collettivo ZTL Wake Up nel rivendicare l’occupazione all’ex ENEL di Porta Carlo Alberto lo scorso agosto, per cui con questo tipo di opzioni politico/economiche ‘il tempo libero è funzionale al consumo’

il tema su cui occorre soffermarsi è quello per cui il mondo progressista non la smette, dagli anni ’90 in poi, di rincorrere la logica di ‘un lavoro purchessia’. Sia chiaro e sia detto senza alcun margine di ambiguità: ho enorme rispetto per chi ha trovato lavoro e ha la possibilità di lavorare grazie a H&M, come comprendo perfettamente il dramma di chi il lavoro non ce l’ha, l’ha perso o vorrebbe trovarlo. Il mio è un ragionamento politico/economico che contesta uno snodo, in particolare: per la stessa logica qualsiasi catena del valore può ‘creare occupazione’. Siamo nel periodo in cui per gonfiare la ‘crescita’ si conteggiano anche le attività illecite e la prostituzione, ebbene credo sia un terreno estremamente pericoloso perché legittima l’idea che per sopravvivere sia lecito e necessario fare qualunque cosa, ben lontani dalla funzione del lavoro, quella di contribuire ‘al progresso materiale o spirituale della società’, come recita l’articolo 4 della nostra Costituzione, mai sufficientemente ricordato. Allora quale legittimità può avere una pretesa punitiva di tipo pubblicistico/statuale, segnatamente di tipo penale, per uno che si ‘adatta’ a fare il corriere della droga, il tenutario di bordello o il caporale nelle serre? Quale ‘ordine pubblico economico’ si considera come ‘desiderabile’ per una società? Sono interrogativi ineludibili che il mondo progressista deve porsi con urgenza. Ma, d’altro canto, cosa pretendere quando un presidente del consiglio in carica va a inaugurare, con le solite note di encomio, una fabbrica di una multinazionale, Philip Morris, dopo che è stato completamente dismesso il settore pubblico della filiera del tabacco, mediante la privatizzazione dell’ETI (Ente Tabacchi Italiani)?

http://www.informarexresistere.fr/2014/10/14/renzi-testimonial-di-philip-morris-inaugurata-la-sede-di-bologna-ecco-le-foto-della-vergogna/

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/10/10/news/renzi_accende_la_philip_morris_taglio_del_nastro_a_zola_ma_c_il_rischio_contestazioni-97736459/

Alberto Leoncini

PS…In cauda venenum, si fa per dire… Segnalo la recensione uscita in ‘Vita diocesana pinerolese’ dedicata a ‘I due Leoncini a Venezia’ (Effatà Ed., Cantalupa-TO, http://editrice.effata.it/libri/9788874029839/i-due-leoncini-a-venezia/ ) http://www.vitadiocesanapinerolese.it/cultura/leoncini-padre-e-figlio-pittori-a-venezia

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