Regionalismo differenziato, Unione Europea e pianti sul latte versato

Alcuni giorni fa ho dovuto spostare un mobile che ha una parete coperta dal 1996, quando fu collocato nella posizione in cui è adesso.  Su quella parete ci sono alcuni adesivi risalenti alla mia infanzia, tra cui questo:

Jpeg

devo dire che avevo completamente rimosso l’episodio che lo riguardava, ma mi è tornato in mente. Nel furore delle proteste per le ‘quote latte’ (credo fosse il 1995, quindi ero in seconda elementare) vennero fuori dalla mia scuola un gruppo di allevatori a regalare dei cartoni di latte con assieme l’adesivo che avevo evidentemente appiccicato sul mobile di cui sopra e, se la memoria non mi inganna, anche dei volantini.

Latte che probabilmente era ‘fuori quota’ e quindi destinato alla distruzione. Ricordo molto bene quelle proteste: mi sovviene i servizi del telegiornale in cui gli allevatori avevano bloccato una strada e sversato per protesta autobotti di latte sull’asfalto.

Quelle immagini mi colpirono molto perché più o meno in contemporanea c’era la guerra in Ex Iugoslavia (stava finendo, ma erano i durissimi anni postbellici) e giungevano le notizie sulla fame e i razionamenti che quelle popolazioni così vicine dovevano subire. Ricordo che partecipai a una iniziativa di scambio di lettere e disegni con una scuola bosniaca, ‘un pesce di pace’, che ancora esiste.

Non ricordo il nome della bambina che mi scrisse, né mi ricordo esattamente cosa mi scrisse ricordo però benissimo che accluse alla lettera una carta di caramella degli aiuti internazionali, come dono. Io all’epoca vivevo nel rampante Nord Est degli anni ’90 in cui ai bambini della Trevisobbene- che per motivi di stradario frequentavo- si regalavano una quantità di giocattoli incredibile, di certo mai mi sarei sognato di fare o ricevere una carta di caramella come regalo.

Pensai a quanto fosse sbagliato sversare così del latte che poco lontano da noi sarebbe apparso un miraggio, e visto quel che accade in Sardegna, la penso esattamente allo stesso modo, dato che le ragioni delle sperequazioni, delle disuguaglianze e delle ingiustizie in questo frangente sono più acuite che mai.

Oggi, oltre vent’anni dopo, ho capito molte più cose su quel che sta dietro quegli atti, ho capito quali snodi di filiera guidano quei processi, ho avuto la fortuna e il privilegio di poter anche intervenire e coordinare l’azione politica, per quanto in piccolo, per contrastarli.

Dell’attualità di quel periodo c’è un altro ricordo  che serbo molto vivo: le manifestazioni secessioniste della Lega Nord. Non tanto a Treviso: politicamente siamo sempre stati un opaco paesone, quanto quelle che venivano raccontate dai TG.

Avvertivo un’intrinseca violenza in quelle prospettive. Sia chiaro, non sono particolarmente intelligente: non sono mai stato una cima a scuola, non ho mai vinto le olimpiadi di matematica né i certamen di traduzione, avevo tre materie sotto alla maturità, non ho avuto un percorso universitario piano e lineare. Sono tutt’altro che un allievo modello quindi quel che mi domando è che, se a certe cose ci arrivo io, perché non ci possa arrivare chiunque.

Facciamo un salto di circa vent’anni. Andiamo all’estate 2017. Si inizia a parlare di referendum autonomista qui in Veneto. Io all’università non mi sono mai interessato di rapporto Stato/regioni, è un tema che non mi ha mai affascinato e i miei interessi hanno sempre riguardato altro, però visto che l’iniziativa prendeva le mossa da un’istanza apertamente secessionistica del Veneto pur non essendo un genio (v. sopra) qualche campanello di allarme mi si è acceso: alla fine non serve una laurea in fisica per sapere che con la bomba nucleare ci si può far male, credo.

Decido quindi di parlarne in direttivo di Indipendenza e di muoverci attivamente per il NO. Nella mia ingenuità- sempre per i motivi di cui sopra- pensavo: “beh, saremo una delle varie organizzazioni per il NO, conteremo poco, ma diamo il nostro piccolo contributo”. Rimasi sbigottito quando ormai nel pieno della campagna elettorale noi eravamo praticamente l’unica organizzazione politica schierata per il NO: telefonate a tutte le ore dai principali media nazionali, richieste di partecipazione alle tribune e alle serate informative come se piovesse.

A quel punto mi resi conto che il sì avrebbe dilagato e fu un momento di grande sconforto, tant’è che presi la decisione di intervenire solo in alcune delle occasioni (particolare: ho fatto tutto a spese mie) in cui ci chiamavano. C’era da lasciare una testimonianza storica, null’altro. Avevo capito che la Lega aveva preso la rincorsa e che non c’era assolutamente nessuno intellettualmente idoneo a contrastarla.

Lo sconforto cresce oggi a sentire le preoccupate prese di posizione sul tema del regionalismo differenziato, in questo senso va dato merito al prof. Viesti di aver dato un contributo importante nel dibattito. Ma, esattamente, tutti questi pensatori, intellettuali, studiosi…dov’erano?

Con Indipendenza abbiamo deciso che la nostra rivendicazione di contrasto a tale dinamica proseguirà come focus specifico di intervento, in questo senso saremo lieti di avere e trovare altri compagni di strada, ma con alcuni caveat e puntini sulle i.

In tutta questa storia c’è però una morale: non potremo mai dare la colpa alla Lega (Nord?) di nulla fintanto che accetteremo un mondo in cui il latte viene spanto sulle strade e quel partito è l’unico che prende posizione su un fatto banale, cioè che se vogliamo produrci il latte lo dobbiamo poter fare, difatti come noto la Lega Nord è stata da sempre la sponda politica di opposizione alle ‘quote latte’, di facciata finché volete, ma gli altri nemmeno hanno fatto finta. Non c’è niente di intelligente, strategico o articolato in questo: è un fatto fisico, in politica il vuoto non esiste, quindi se c’è qualcuno lo riempie. Da ultimo, per le prefiche che oggi si stanno levando in opposizione al ‘regionalismo differenziato’, non è mai troppo tardi (certo, se ci si ribella al fascismo il 24 aprile sera, magari non ci si fa una grande figura, ma meglio di niente), però sappiate che per opporsi al regionalismo differenziato ci si deve opporre all’Unione Europea. Piaccia o no, da lì si deve passare.

Scusate per questa divagazione personale, ma sono di quelli che ‘il personale è politico’.

Qui il sito: visitate, linkate e condividete:

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

Alberto Leoncini

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