Treviso/MOM, l’autobus dei desideri. Linea circolare, biglietto climatico e autogestione!

Su gradito invito di Globalproject.info intervengo sull’esperienza della campagna ATAC a Roma e sulla situazione del trasporto pubblico locale a Treviso nel quadro sistemico/vincolistico eurounitario. Il testo che segue è la riproduzione presente al link sopra riportato dalla fonte originale.

30 / 4 / 2024

L’estate scorsa, l’azienda Mobilità di Marca (MOM), che gestisce il trasporto pubblico su ruota in provincia di Treviso, ha decretato un significativo aumento delle proprie tariffe. In risposta, l’Assemblea Siamo Mobilità – che riunisce studenti e genitori, organizzazioni ambientaliste e sindacali – ha lanciato una campagna per il potenziamento del trasporto pubblico locale, con una piattaforma rivendicativa che articola diritti sociali e ambientali. La vertenza è tuttora in corso, tra presidi, incontri con la direzione MOM e un sondaggio d’inchiesta sui bisogni di studenti e lavoratori rispetto alla mobilità pubblica. Su questo tema, proponiamo un contributo di Alberto Leoncini, avvocato trevigiano e autore del libro Economia mista e partecipazioni statali (Indipendenza-Francesco Labonia Editore).

Il sistema dei trasporti è uno spaccato estremamente efficace attraverso il quale leggere le divaricazioni sociali, le disuguaglianze e, più in generale, le storture di una società a capitalismo maturo: la campagna internazionale ‘ban private jets’ ha ben reso visibile l’enorme impatto ambientale dei voli privati, probabilmente il più emblematico status symbol di quell’1% della popolazione i cui odiosi privilegi sono invece oggetto di ostentazione quasi che si trattasse, con le parole dei nostri media, di ‘paperoni’ cioè, in fin dei conti, eccentrici personaggi con la bizzarra abitudine di nuotare nelle monete e usarle per i suffumigi. Niente di tutto questo: si parla di uno strato di popolazione per larga parte parassitario, sostanzialmente apolide in termini di appartenenza a una comunità, legittimato solo dalla libertà di circolazione dei capitali che l’ordinamento- in particolare comunitario- garantisce e custodisce.

Mentre le persone normali hanno l’angoscia di pagare le bollette, c’è chi può permettersi di retribuire personale per accendere a vuoto le proprie utenze in residenze fittizie a Montecarlo al fine di risultare lì residente: per gli altri l’unico ‘gocciolamento’ è quello dei tubi rotti! 

Su tali premesse è chiaro l’intrinseco rilievo politico nell’esigere trasporti pubblici efficienti, in grado di coprire l’intera giornata anche negli orari più tardi, con mezzi a ridotte emissioni puntando a chiudere la filiera industriale della loro produzione possibilmente tramite un polo pubblico e rivendicare formule come il ‘biglietto climatico’: un terreno sul quale cimentare il necessario accumulo di forze, partendo da problemi patiti da strati estesi della popolazione e, comunque, decisivi per arginare il drammatico problema dell’inquinamento da particolato che affligge l’intero bacino padano, divenuto ormai il catino di ristagno delle emissioni nocive di mezzi di trasporto e allevamenti. 

Su tale piattaforma rivendicativa può irrobustirsi una convergenza di soggettività e iniziative, essendo comuni i problemi della mobilità urbana. Se ciò è vero, altrettanto non può dirsi, finora, della risposta: alla drammatica fotografia che il rapporto di Legambiente ‘Pendolaria’ annualmente tratteggia e che impietosamente sintetizza lo stato dell’arte del nostro trasporto pubblico, seguono rivendicazioni al più dal carattere locale. Ci si muove a Milano per ATM pubblica, a Roma su ATAC e via elencando con prospettive d’intervento talvolta troppo anguste per articolare una dimensione efficace nell’ottenere dei risultati concretamente apprezzabili, d’altro si tratta di una questione di ordine più generale laddove si fatichi a concepire le rivendicazioni in una scala nazionale e unitaria nelle sue linee d’indirizzo.

Nella Lombardia che, secondo la vulgata dominante, guiderebbe assieme al Veneto la ‘secessione dei ricchi’ nel processo di regionalizzazione differenziata, il giunto dell’incidente ferroviario di Pioltello del 25 gennaio 2018, costato la vita a tre persone, era rammendato con un pezzo di legno.

Nel 2018, in occasione del referendum cittadino promosso dai Radicali sulla messa a gara del trasporto pubblico locale a Roma, la proposta che Indipendenza ha formulato in seno al coordinamento per il NO è stata quella di una trasformazione di ATAC in una ‘azienda speciale di legalità costituzionale’ la cui proprietà fosse mantenuta in capo al Comune di Roma ma la sua gestione fosse affidata a quelle “comunità di lavoratori o di utenti” di cui parla l’art. 43 della Costituzione come opzione concretamente percorribile per i servizi economici di utilità generale. Una prospettiva in grado di rompere con il clientelismo politico nell’articolare in termini materiali e non enunciativi una formula di alternativa effettivamente funzionale ai bisogni della comunità, con meccanismi partecipativi e di controllo diffusi dando finalmente concretezza agli aneliti della Costituzione economica. 

Prospettive da coltivarsi anche altrove, a partire da Treviso, dove Assemblea Siamo Mobilità sta portando all’attenzione collettiva la situazione di MOM e le correlate criticità del servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano: l’assenza di una linea circolare nei quartieri di Treviso (dove peraltro si concentrano molti dei poli scolastici della città), orari e frequenze drammaticamente ridotti, carenze nel trasporto per gli studenti, scarsissima attenzione per le formule di trasporto per le fasce deboli (si pensi alla formula anziani, ad oggi con requisiti estremamente angusti e praticamente privi di progressività, questione tutt’altro che irrilevante alla luce dell’atavico problema parcheggi nelle aree degli ospedali Ca’ Foncello e San Camillo, entrambi serviti dalla linea 1) sono questioni ben note e che rendono tutt’altro che attrattivo il servizio di trasporto pubblico nella Marca, basti pensare che nella stazione delle autocorriere del capoluogo è stata perfino chiusa la biglietteria! 

Nel contesto che ci è dato e sotto il tallone delle politiche austeritarie e del quadro vincolistico eurounitario rivendicare formule come il biglietto climatico è pura accademia, tuttavia è sufficiente una scorsa alla documentazione contabile e gestionale presente nel sito di MOM per comprendere come modifiche in termini migliorativi siano esigibili da subito: trasparenza e razionalizzazione delle consulenze alcune delle quali perlomeno discutibili con integrale pubblicazione delle annualità non presenti come da obbligo normativo, miglioramento della comunicazione istituzionale (il profilo X è inattivo da oltre un anno e il canale Telegram serve solo per comunicare notizie sulla mobilità senza alcuna effettiva promozione anche in un’ottica di miglioramento della ricettività turistica, si pensi in particolare al comprensorio delle colline dell’Alta Marca e ai collegamenti con il litorale e gli scali aeroportuali di Treviso e Venezia, YouTube non vede aggiornamenti da un anno), revisione del quadro dei fitti passivi che oggi pesano- a fondo perduto- per circa mezzo milione di euro all’anno sul bilancio, attivazione su vasta scala del servizio di trasporto biciclette in un’ottica di intermodalità e sviluppo del cicloturismo,  revisione della contabilità di magazzino specie per quanto riguarda la cedibilità/permuta di pezzi di ricambio non più funzionali al parco mezzi e oggetto di svalutazione, internalizzazione dei servizi, sono alcuni passi da potersi immediatamente compiere per liberare risorse finalizzate all’avvio delle istanze qui sostenute, oltre ovviamente alla già richiesta attivazione di una consulta in rappresentanza degli utenti. 

Le criticità oggettive nel servizio e la correlata difficoltà a riacquistare le quote di mercato e utenza perse con la pandemia rendono necessario tale cambiamento. Tuttavia, la risposta alle difficoltà contabili derivanti dalla sequela di aumenti patita dai passeggeri nell’ultimo frangente hanno portato alla richiesta, recentemente formulata dai vertici di MOM, di incentivare il controllo sui biglietti da parte degli autisti, quando appare evidente che solo l’ampliamento e la fidelizzazione della platea dei fruitori del servizio di trasporto pubblico sono in grado di portare gli auspicati benefici economici e ambientali.

Iniziative che richiedono, prima che la volontà politica, un cambio culturale ben lungi dal manifestarsi da parte di una classe dirigente, non solo locale e non solo conservatrice, che concepisce la mobilità incentrata sull’auto privata e gli spazi delle città funzionali a quest’ultima, continuando pervicacemente a riversare risorse a tale prospettiva sotto forma di infrastrutture (dalla Pedemontana fino al Park Vittoria di Treviso, solo per restare nella Marca), incentivi nonostante la deindustrializzazione galoppante concretizzatasi in questo primo quarto di secolo e, appunto, boicottaggio sistematico di ogni forma di mobilità collettiva il cui simbolo indiscusso è senz’altro l’assetto dei collegamenti nella conurbazione Padova-Treviso-Venezia con il definitivo affossamento, nel 2018, della metropolitana di superficie.

Su questi presupposti è chiaro che l’onestà vada premiata: non si può quindi che encomiare il capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Treviso, Guido Bertolazzi, che alla seduta consiliare del 15 febbraio 2024 ha finalmente detto di non pensare che “Treviso in futuro diventerà una città pedonalizzata”. Una benemerita operazione trasparenza a partire dalla quale incalzare le contraddizioni del blocco dominante alle nostre latitudini.

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org

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Treviso, 24 marzo: all’Open Sunday ex caserma Piave, Alberto Leoncini e Rimaflow-Amaro Partigiano

Domenica 24 marzo 2024 alle ore 14,15 presso il Centro Sociale Django (Ex Caserma Piave, via Monterumici 11-parcheggio area Eden) avrà luogo la presentazione di “Economia mista e partecipazioni statali. Ragioni prospettive e orientamenti per un sistema di impresa pubblica nel terzo millennio” (Editore Indipendenza-Francesco Labonia), interviene l’autore Alberto Leoncini, avvocato di Treviso e collaboratore di Indipendenza.

Tra gli ambiti individuati nella pubblicazione per la ricostituzione di un sistema di economia mista anche le imprese confiscate e abbandonate all’esito dei processi di delocalizzazione produttiva, di qui l’intersecarsi dell’iniziativa con l’esperienza dell’impresa recuperata Ri-maflow che interverrà con la testimonianza di Luca nella prospettiva di affiancare all’analisi giuridico-economica la concretezza dell’iniziativa intrapresa dai lavoratori della ex Maflow all’esito del processo di delocalizzazione nel tentativo di contrastare la spirale recessiva e di deindustrializzazione, attivando un modello di sviluppo compatibile con l’ambiente e la funzione sociale dell’impresa.

Il quadro recessivo ormai strutturale dal 2008 ha reso visibile la necessità di un ripensamento profondo delle dinamiche di organizzazione economica sia sul piano individuale che collettivo, di qui la necessità discussa nella pubblicazione di articolare un sistema di economia mista con l’intervento pubblico come fattore strutturale e qualificante in termini radicalmente nuovi rispetto alle esperienze del passato, che viceversa hanno in larga parte tradito lo spirito della Costituzione del 1948, contrapponendolo alla retorica delle ‘riforme’ e al loro portato regressivo.

Coordina i lavori e gli interventi Lorenzo Feltrin, sociologo del lavoro e ricercatore universitario.

Seguirà degustazione con Amaro Partigiano, uno dei prodotti Rimaflow disponibili alla ‘Bottega de la Piave’.

Possibilità di pranzo sociale vegetariano o vegano al CS Django, prenotazione in loco o a Enzo Bottecchia enzobottecchia@gmail.com

Parcheggio area Eden- Linee trasporto pubblico MOM fermata Viale Montegrappa 6-11-21 urbane/ Extraurbane Noale-Padova, Montebelluna-Valdobbiadene, Bassano del Grappa, Morgano, Castelfranco Veneto-Cittadella-Vicenza.

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Maurizio Crozza sulle privatizzazioni in Italia

Al netto di qualche semplificazione ad uso della satira e di qualche iperbole, va oggettivamente riconosciuto che questo video di Maurizio Crozza è anni luce avanti alle posizioni espresse dal 95% del proscenio politico italiano. Un fatto inquietante ma che non stupisce laddove si pensi all’abbandono di qualsiasi prospettiva critica rispetto al perimetro euro-atlantico e ai rapporti di forza da questo espressi.

Economia mista e partecipazioni statali. Ragioni, prospettive e orientamenti per un sistema di impresa pubblica nel terzo millennio

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Economia mista e partecipazioni statali. Ragioni, prospettive e orientamenti per un sistema di impresa pubblica nel terzo millennio

Dopo attese, peripezie e, soprattutto, concomitanti accadimenti tutt’altro che lieti, l’uscita di questo libro è la prima soddisfazione personale dopo tanto tempo e, ovviamente, spero arrivi presto altro a farle compagnia.


Con molte persone ne ho già parlato, adesso la notizia è ufficiale ed è anche per questo che c’è stata questa apparente ‘disattenzione’ per il blog.


Al di là degli esiti, sentivo il bisogno di mettere ordine, sistematizzare e tentare un affondo analitico e operativo rispetto ad un tema che reputo importante con una prospettiva rivolta al futuro e non al passato, cosa di cui c’è un gran bisogno se mai si volesse provare a cambiare la traiettoria delle dinamiche collettive in questo disgraziato Paese dell’eterno presente.


I lettori poi valuteranno l’esito, per me approdano qui anni di lavoro e ricerca delineando un percorso che si è conformato da molteplici stimoli: la tesi di laurea, gli articoli su Indipendenza, il blog e, ultimo ma non meno importante, confronti e stimoli con molte persone (i diretti interessati si leggeranno nella pagina ‘Ringraziamenti’ e capiranno da soli i ‘perché’ e i ‘come’).


Lo scopo è quello di attivare un dibattito e darvi effettività fornendo uno strumento di analisi ai quadri di quell’organizzazione politica che, a mio avviso, è sempre più urgente strutturare; ho cercato anche di riversare alcuni dei cambiamenti di prospettiva succeduti ad alcuni eventi personali e collettivi che di recente, purtroppo, ho vissuto.


Il libro non è (ovviamente) disponibile su Amazon, al momento neanche nella distribuzione editoriale ma è comunque ordinabile ai riferimenti indicati sotto.


Dopo queste battute intimistiche, per chi ha avuto la bontà di giungere fin qui, la quarta di copertina:


Economia mista e partecipazioni statali. Ragioni, prospettive e orientamenti per un sistema di impresa pubblica nel terzo millennio

L’assenza di una prospettiva sistemica con riferimento al ruolo dello Stato nella sfera economica e nella dinamica dei relativi rapporti è alla base del fallimento di ogni recente iniziativa critica e socialmente emancipativa: a partire da tale ipotesi di ricerca viene declinato un percorso verso un’opzione di economia mista che dia concretezza e attualità allo spirito della Costituzione del 1948.
Enti locali, Cassa Depositi e Prestiti, economie carcerarie, imprese confiscate e abbandonate, procedure concorsuali, società partecipate, responsabilità degli enti da reato e apparato giurisdizionale alcuni snodi di intervento a partire dai quali organizzare i rapporti economici su basi partecipative, ricostruire la proprietà pubblica e strutturare un’opposizione conflittuale rispetto alla filiera delle istituzioni sovranazionali promotrici della catastrofe economica, sociale e politica le cui conseguenze quotidianamente vengono subite da strati largamente maggioritari della popolazione.
Nessuna accondiscendenza o legittimazione nei confronti del ceto politico e della classe dirigente che ci hanno portato dove siamo né alcuno sguardo al passato, ma articolazione di un rinnovamento istituzionale ed economico in grado di contrapporsi alla retorica delle riforme e al loro portato regressivo, saldandosi con le più avanzate esperienze di trasformazione del modello economico per garantirne compatibilità ambientale e capacità di redistribuzione del benessere.


La scheda e l’indice sono reperibili qui

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Guerre batteriologiche e pandemie tra storia, finanza, cinema, letteratura

Con piacere condivido il video della rassegna di ‘Circolo Agorà Reggio Calabria’, che nuovamente ringrazio per il gradito invito, inserendo a seguire i link ai riferimenti svolti nell’intervento.

Nel corso della prima giornata di studi (4 marzo) sono intervenuti il presidente di Confesercenti di Reggio Calabria, Claudio Aloisio sul tema”Dalla pandemia sanitaria a quella economica. Quale futuro per l’area metropolitana?”, Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore) e cultore di storiografia economica su “La pandemia e i suoi riflessi sull’economia” . Ha concluso i lavori Alberto Leoncini, componente della redazione della rivista (cartacea) “Indipendenza” e del direttivo dell’omonima associazione,che interverrà su “La padella della globalizzazione e la brace della pandemia/sindemia: pensare un #noncomeprima oltre i proclami”.

Manifesto LAV #noncomeprima

#Noncomeprima: costruire e organizzare l’alternativa

Ernesto Burgio, pandemia/sindemia e Indipendenza

Vaccino anti-Covid-19: così i profitti di Moderna finiscono nei paradisi fiscali

Emergency sull’elusione fiscale delle industrie farmaceutiche

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Per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

Sono onorato di aver portato la voce di Indipendenza nella mobilitazione per il ritiro di qualunque autonomia differenziata proseguendo la maratona iniziata alla manifestazione del 21 dicembre 2021, Roma, Piazza SS. Apostoli.

lo stralcio dal minuto 16,50 dopo Gregorio De Falco, Paola Nugnes e Rita Campioni

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30 settembre presentazione de ‘Il viaggio di Zaher’

giovedì 30 settembre 2021 alle ore 17,30 presso la libreria San Leonardo di Treviso (p.zza Santa Maria dei Battuti 16) Francesca Grisot, dottore di ricerca, mediatore culturale e subject expert presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari Venezia, presenta “Il viaggio di Zaher” (Edizioni La Meridiana, Molfetta), la storia vera di un minore afghano che ha tragicamente perso la vita nell’ingresso in Italia raccontata attraverso il suo struggente taccuino e la rielaborazione svoltane dai giovani allievi coinvolti in un progetto scolastico di approfondimento sulle vicende che coinvolgono i loro coetanei costretti a sfuggire da guerre, miseria e persecuzioni.

Un libro in grado di far riflettere i lettori di tutte le età su quanto ci coinvolgano da vicino le vicende dei paesi oggetto delle destabilizzazioni politiche, delle dinamiche di sfruttamento e aggressione e, conseguentemente, dello sradicamento forzato di intere popolazioni dal loro contesto con quanto ne deriva in termini di drammi umani ed esistenziali.
L’incontro sarà introdotto e moderato da Alberto Leoncini

***

Colgo l’occasione per postarvi anche le copertine degli ultimi due numeri di Indipendenza, l’ultimo con un focus specifico su Roma e argomenti di cui ci siamo occupati più volte Farmacap e farmacie comunali, Alitalia, Atac e mobilità pubblica, regionalismo differenziato…

Sommario del numero 51 di Indipendenza

Sommario del numero 50 di Indipendenza

su questo numero un mio intervento su scenari economici e prospettive di intervento pubblico di cui è disponibile in rete un estratto che linko di seguito Monte dei Paschi di Siena: il sistema creditizio al monte dei pegni

Un mio commento sul manifesto LAV: #Noncomeprima: costruire e organizzare l’alternativa

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Prepariamoci all’uscita dall’UE: le ragioni, il percorso, le prospettive

Condivido il video dell’iniziativa “Prepariamoci all’uscita dall’UE: le ragioni, il percorso, le prospettive” dello scorso 25 ottobre 2020 con (h.2,30) un mio intervento sulla creazione della soggettività politica che tale processo dovrebbe guidare. L’evento si è svolto on line in ragione delle note limitazioni all’agibilità sociale, per completezza d’informazione riporto di seguito anche la locandina che era stata preparata prima del blocco.

Condivido anche l’uscita degli ultimi due numeri di Indipendenza

Numero 48 (rivista di approfondimento), mio articolo– ‘Data economy’ e paradigmi economici: la trincea dei ragazzi dell ’89.

I paragrafi: ‘New economy’, manifatturiero e ‘immaterialità’: dentro le ‘tecnoutopie’; Diritto, ‘data economy’ e iniziativa economica di fronte all’oligopolio tecnologico; I ragazzi dell’ ’89: la generazione dei dischi orario solari.

indi 48

Numero 49 (ex ‘foglio di lotta’), con un mio intervento su Recovery Fund e regionalismo nel quadro della disgregazione dello Stato nazionale all’interno del quadro sistemico europeo

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20-21 settembre 2020: perché votare NO al taglio dei parlamentari

Ho avuto modo di estendere il comunicato ufficiale di Indipendenza sul NO al taglio dei parlamentari che ripropongo di seguito e trovate qui e ho lavorato in seno a un coordinamento plurale qui a Treviso che sta operando nel territorio per portare avanti le istanze del NO

REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI: PERCHÉ NO!

Accorpato alle amministrative e regionali si terrà il 20 e il 21 settembre 2020 il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. La pessima riforma relativa al taglio dei parlamentari che ha avuto il suo architrave nel Movimento 5 Stelle, sostenuta a geometria variabile da tutte le principali forze politiche nel corso delle varie letture (Lega prima, PD e satelliti poi, senza scordare Fratelli d’Italia che vantava sui social il suo appoggio “determinante”), dimostra quanto caricaturali siano le differenze fra le forze politiche euroatlantiche dello scenario italiano.

Questa esiziale riforma porterà a una riduzione della rappresentanza di circa un terzo, rendendo ancora più lontane le istanze dei ‘territori’, che a parole tutti vogliono ascoltare ma che, giocoforza, vedranno nelle istituzioni nazionali e centrali un riferimento sempre più lontano e assente, il cui unico ruolo è quello di ratifica meno che notarile delle decisioni prese in sede europea. Non è fuor di luogo affermare che già oggi ‘Roma’ sia percepita –non solo al Nord– come un livello decisionale più lontano rispetto a Francoforte o Bruxelles: in quest’ultima città le istituzioni (camere di commercio, regioni…) e le associazioni di categoria fanno a gara per aprire sedi e centri per ‘contare’, come se ciò potesse minimamente incidere sugli assi strutturali delle politiche comunitarie.

Insomma, dietro questo referendum c’è l’idea che le istituzioni dello Stato nazionale siano qualcosa di sostanzialmente inutile e che tanto vale ridurne il funzionamento a un fatto formale, il minimo sindacale. Una riforma che pare fatta di proposito anche per ostacolare non solo l’affermazione di forze politiche ‘altre’ rispetto al blocco dominante ma anche residuali diritti di tribuna per prospettive pur soltanto in senso lato ‘critiche’ rispetto all’orizzonte unico liberista di matrice europea: ‘scattare’ un seggio con i numeri che si prospetterebbero e con le soglie elettorali di cui si parla nelle riforme elettorali diventerà più che un’impresa. A meno che, naturalmente, non si sia omologati nelle coalizioni maggiori accettandone prospettive, regole e matrice politica.

C’è un altro messaggio estremamente negativo che si cela dietro questo intendimento: l’idea di far apparire come maggiormente ‘democratico’ e ‘rappresentativo’ il Parlamento Europeo dove i seggi sono assegnati secondo un criterio di ‘degressione proporzionale’, i Paesi membri più piccoli hanno un peso specifico maggiore, e ripartiti con un criterio proporzionale. Alla fine, a che serve il Parlamento nazionale se siamo rappresentati di più e meglio a livello europeo? Eppure il Parlamento Europeo non è niente di neanche lontanamente paragonabile a un parlamento nazionale in termini di attribuzioni e funzioni, ma l’artificio retorico ha ottime potenzialità di colpire nel segno.

Un’ulteriore evoluzione del ‘piano inclinato’ che, svuotando lo Stato nazionale, mira a condurre l’opinione pubblica all’accettazione della prospettiva sovranazionale per gli assi politici fondamentali da un lato e subnazionale (regionalismo, federalismo, euroregionalismo) verso il basso dall’altro, il tutto, ovviamente, eliminando qualsiasi spazio di attuazione dei diritti sociali propri della dimensione nazionale.

Il taglio dei parlamentari viene giustificato da chi lo promuove in termini di risparmio, numeri assolutamente risibili che impallidiscono a fronte del ‘costo politico’ enormemente più elevato e dei salassi (accettati) di ben più grave portata per la popolazione italiana di fatto imposti dall’Unione Europea e dalle sue direttive spoliatrici (privatizzazioni, tagli al sociale e ai servizi pubblici essenziali, esternalizzazioni, decostruzioni delle garanzie nei rapporti di lavoro, deindustrializzazione, ecc.). Un prezzo da far impallidire le risorse indirizzate al funzionamento delle istituzioni pubbliche.

Focalizzando ora sul ‘costo politico’:

– meno democrazia, sempre meno rappresentativa e destinata ad essere rappresentata peggio, accentuando il peso dei gruppi oligarchici di pressione e di interesse;

– compressi sia le possibilità che siano rappresentate le ‘minoranze’, sia i margini operativi (ad es. l’accesso nelle commissioni) in un parlamento svilito ulteriormente nel suo ruolo;

– si accentua la funzione contoterzista di qualunque governo che, al di là di sfumature di differenza, risponderà ancora più zelantemente e senza fastidiosi intralci ai poteri esterni di questo Paese e a quelli interni in scia, già adesso ossequiosi a vincoli e passa-carte delle direttive ‘made in UE’ con gli esiti che, nel corso di questi ultimi decenni, hanno prodotto la china che viviamo e di cui non si vede via d’uscita. Con la proporzionale riduzione delle commissioni parlamentari permanenti, potremo trovarci con leggi approvate da un gruppo di persone attorno a un tavolo, visto che la commissione in sede deliberante esercita una vera e propria funzione legislativa (art. 72 Costituzione); è evidente che il taglio vada inquadrato nel più generale svuotamento dello Stato nazionale in favore dell’Unione Europea e degli altri enti sovranazionali verso l’alto, e delle regioni verso il basso;

– riducendo i parlamentari, aumenterà il peso specifico dei delegati regionali (rimasti invariati) che si aggiungono alle Camere in seduta comune nell’elezione del presidente della Repubblica. Un fatto non indifferente se si pensa che nelle prime tre votazioni è richiesta una maggioranza dei due terzi per l’elezione, ma dalla quarta è sufficiente quella assoluta (art. 83).

Si agevolerà così la strada alla modifica in profondità della costituzione materiale in vista dell’introduzione del presidenzialismo e della disgregazione dello Stato (riforma del 2001 del Titolo V, di cui l’autonomia differenziata è sviluppo) con annessa devoluzione di ambiti sempre più ampi all’Unione Europea.

Una certa vulgata giornalistica, tutt’altro che disinteressata, ha trasmesso l’idea che il Presidente della Repubblica sia una sorta di carica onorifica per politici a fine carriera, ma la realtà e la pervasività dei poteri di questa carica sono tutt’altro che secondari seppure esercitati storicamente con sensibilità molto diverse. C’è un elemento che differenzia il Presidente della Repubblica dagli altri organi costituzionali: è l’unica istituzione del nostro ordinamento che non sottostà alla divisione dei poteri, compartecipando difatti di funzioni in tutti e tre i fondamentali poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario). La destra italiana punta a poter intervenire su ogni versante della vita istituzionale attraverso una figura che sia espressione di quella cultura politica, come tappa intermedia verso il presidenzialismo, mai nascosto approdo strategico.

Lungi dall’essere un fatto aritmetico, quindi, questa riforma modifica in modo sensibile la costituzione materiale contribuendo a quella deformazione della natura parlamentare che, in teoria, dovrebbe esserci propria ma che da almeno tre decenni subisce attacchi frontali sul piano del riparto delle competenze fra Stato e regioni (riforma del 2001 del Titolo V, di cui l’autonomia differenziata è sviluppo) e, non da ultimo, tramite l’affiancamento agli organi elettivi delle ‘autorità indipendenti’ espressione immediata e diretta delle culture istituzionali sovranazionali con amplissimi poteri al di fuori del controllo democratico e della responsabilità elettorale. In altri termini, sempre meno democrazia e sempre meno rappresentativa.

Trattandosi di referendum confermativo ai sensi dell’art. 138 Costituzione non è previsto quorum per la validità (chi vota decide). 

Alberto Leoncini

Vi propongo poi alcune domande-risposta alle tipiche obiezioni del SI:

  1. Sono contro i senatori a vita (ai quali non sono contrari, sia chiaro): il peso specifico nel Senato laddove passasse il taglio dei senatori a vita aumenterebbe, quindi il loro voto conterebbe più di ora.
  1. Si risparmiano delle risorse: a parte il fatto che la logica dei ‘tagli alla spesa pubblica’ è la stessa propalata dai centri di potere sovranazionali e già questo dovrebbe farci seriamente dubitare della bontà di tali istanze, in ogni caso il vero paradosso è che nessuno mette in discussione i costi delle c.d. ‘autorità indipendenti’, costosissime emanazioni dei poteri sovranazionali i cui costi-sopportati dalla collettività- fanno impallidire quelli del Parlamento senza nemmeno essere elettive o sottoposte a responsabilità politica;
  2. Abbiamo una pletora di parlamentari/sono troppi: il paragone con stati federali/confederali (USA in particolare ma anche India, Brasile…) è del tutto inappropriato perché si guarda al Parlamento federale quando i parlamenti degli stati membri della confederazione hanno quasi sempre numeri in rapporto alla popolazione in linea con quelli italiani. Quanto al contesto europeo, il rapporto eletti/popolazione è in linea con le principali democrazie occidentali.

Il coordinamento ‘Acqua Bene Comune’ per il NO

Un SI perché ce lo chiede l’europa (e quindi un ottimo motivo per votare NO)

Comitato NO al taglio

Comitato NOstra

Costituzionalisti per il NO

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Il vento, racconto di una canzone: rassegna della presentazione trevigiana

Approfitto di questi giorni di domiciliari collettivi per fare un po’ di ordine anche telematico, sistemando la rassegna della presentazione trevigiana de ‘Il vento, racconto di una canzone’, ultimo romanzo di Vincenzo Elviretti, edito da Catartica Edizioni  che organizzai ancora lo scorso dicembre alla Libreria San Leonardo. Un consiglio di lettura è sempre utile, specialmente in questo periodo.

Abcveneto

TrevisoSos

TrevisoToday

OggiTreviso

L'immagine può contenere: il seguente testo "DA NON PERDERE San Leonardo Vincenzo Elviretti presenta il suo libro Oggi dalle 18, in libreria San Leonardo a Treviso, Vincenzo Elviretti tail suo nuovo romanzo, "Il vento Racconto di una can- zone" (Catartica Edizioni), dialogando con Alberto Leoncini. La tranquilla cit- tadina di Bellegra (Roma) viene scossa da un efferato delitto..."

Foto gentilmente concesse da Maria Ester Nichele

L'immagine può contenere: 4 persone, persone che sorridono, persone in piedi, persone sedute e spazio al chiuso

L'immagine può contenere: 3 persone, barba e occhiali

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